Le nostre aspettative nascondono un luogo dentro di noi che è profondamente ferito e affamato. ........ Proiettiamo ciò che abbiamo sperimentato molto tempo fa sul presente, con tutta la paura e la sfiducia che abbiamo appreso con l'esperienza.
Il presente può anche essere molto più sicuro e amorevole di quanto crediamo, ma noi non riusciamo a vederlo.
Continuiamo a reagire come farebbe un bambino.
KRISHNANANDA, AMANA - A tu per tu con la paura
Non solo generalmente scegliamo di non andare a sentire ciò che sta dietro alle nostre aspettative, ma neghiamo persino di averne, così come neghiamo di avere bisogni e voleri che utilizziamo come difesa contro il dolore della delusione, del rifiuto, del fallimento o delle ferite.
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Ogniqualvolta accusiamo o ci lamentiamo, sotto c'è qualche aspettativa che è stata disattesa.
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Spesso, proprio dietro a un giudizio, c'è qualcosa che vogliamo o che ci aspettiamo da qualcuno.
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Ogniqualvolta percepiamo delusione o rabbia, una delle nostre aspettative non è stata soddisfatta.
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Non permettete a voi stessi di essere una creatura vacillante che oscilla tra ragione e follia infantile.
La vita è così com'è e le persone sono come sono. Possiamo aspettarci tutto quello che vogliamo, ma nè la vita, ne le persone asseconderanno i nostri desideri. E' soltanto il nostro infantile mdo di pensare cha ha aspettative.
Tutti noi nutriamo aspettative reciproche, ma è importante riconoscerle per quello che sono... ... Altrimenti, apporteremo sofferenza alle nostre vite e distruggeremo qualsiasi tipo di armonia e initimità desideriamo creare.
Le aspettative trasformano la vita e l'altra persona in un oggetto per i nostri voleri.
Questo in effetti blocca lo spazio interiore di fiducia e gratitudine, necessario alla crescita.
Invece di sentire le nostre paure..... e ci sentiamo
vittime della gente, delle situazioni della vita.
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In aggiunta, quando ci aggrappiamo a sogni magici e speranze, non stiamo imparando a realizzare un contenimento per la frustazione e la delusione e nemmeno stiamo imparando ad affrontare la vita così com'è, piuttosto di come vorremmo che fosse. Il processo dell'imparare ad affrontare la realtà sviluppa un'immensa forza interiore.
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Quando ci apriamo a qualcosa di nuovo, è naturale che vi infondiamo un entusiasmo infantile e una fiducia innocente.Ma, a meno che non portiamo con noi anche la nostra intelligenza, ci perdiamo idealizzando qualcun altro e non impariamo mai a sviluppare la nostra intuizione e la nostra intraprendenza.Quando mettiamo qualcuno sul piedistallo, possiamo regredire facilmente a uno stato di dipendenza e mancanza di potere, che non fa altro che continuare a privarci della nostra autostima.
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Il nostro naturale entusiasmo, la naturale innocenza e fiducia sono belli, ma anche ingenui
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Quando ci relazioniamo reagendo e pretendendo sabotiamo l'amore, il rispetto di se, la crescita interiore.
Sabotiamo l'amore perché, di base, i nostri comportamenti e atteggiamenti sono egocentrici e irrispettosi verso gli altri.
Sabotiamo il rispetto di noi stessi perché, sotto sotto, sappiamo che quando siamo mossi dal "pretendere" non stiamo onorando noi stessi ne gli altri.
Infine, sabotiamo la crescita interiore perché, in questo spazio, focalizziamo la nostra attenzione completamente all'esterno - per ottenere quello che vogliamo dagli altri o per incomparli per ciò che non otteniamo
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...possiamo essere dei massicci invasori dello spazio altrui.
Passiamo semplicemente sopra le altre persone per ottenere ciò che vogliamo, convinti che si tratti di prendere o di essere presi.
Questa convinzione è profondamente sepolta sotto un'inconscia paura legata alla sopravvivenza ed è generalmente nascosta dietro un comportamento educato. spesso riusciamo persino a non accorgerci di essere aggressivi, violenti nel rapportarci agli altri.
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Quando il nostro spazio viene invaso è facile accusare l'altro di essere insensibile e di avere pretese, non accostamenti di essere del tutto simili.
(...) la persona che viene invasa è una vittima. questa persona nutre l'aspettativa, inespressa e spesso inconscia, che il suo spazio debba essere rispettato senza che ci sia bisogno di dire o fare qualcosa a riguardo.
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Dentro di noi, nel profondo, sappiamo che non ci stiamo concedendo di vivere tutto il nostro potenziale. Abbiamo così tanta paura di espanderci perché temiamo di incontrare rifiuto, rabbia o mancanza di comprensione.
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Dentro di noi c'è la convinzione che non meritiamo lo spazio che occupiamo e, continuamente, contraiamo la nostra energia, ci facciamo più piccoli, neghiamo noi stessi e chiediamo scusa di esistere. È uno stadio molto doloroso che ci fa sviluppare un tremendo risentimento interiore.
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Spesso non sappiamo nemmeno che cosa significhi rispettarsi abbastanza per porre dei limiti e far sapere agli altri che stanno invadendo il nostro spazio.
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Inconsapevolmente, nella morsa della paura, violiamo noi stessi e il nostro spazio per timore di essere rifiutati, invasi, maltrattati o disapprovati.
Oppure violiamo lo spazio di qualcun altro, perchè siamo talmente accecati dal panico che i nostri bisogni non vengano soddisfatti, da non riuscire a vedere nientr'altro che quello che vogliamo noi.
E nella relazione invadiamo e siamo invasi in continuazione.
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Non appena sviluppiamo un pò di fiducia in qualcuno crediamo che, poiché siamo aperti, l'altra persona abbia il dovere di soddisfare i nostri bisogni.
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Possiamo portarci addosso per anni il peso delle nostre paure e dei nostri bisogni insoddisfatti negandoli e minimizzandoli, ma aggrappandoci inconsciamente alla speranza che un giorno saranno esauditi.
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Abbiamo un cesto in cui conserviamo tutti i bisogni insoddisfatti nell'infanzia. Generalmente abbiamo riposto questo cesto giù in cantina e lo abbiamo dimenticato. In effetti, potremmo persino aver dimenticato cosa sia un bisogno. Ma l'essere innamorati riporta alla memoria il cesto e con questo ricordo si risvegliano tutti i segreti desideri di essere amati che avevamo riposto lì dentro. Così, inconsciamente, facciamo un salto in cantina e cominciamo a cercare il cesto. Una volta trovatolo, diciamo a noi stessi: "ehi, questa persona dice di amarmi. Mettiamola alla prova allora. Cominciamo con il desiderio numero 8" (il desiderio numero 8 non è dei più rilevanti).
Dal momento che si tratta di un desiderio così piccolo, il nostro partner sarà probabilmente più che felice di soddisfarlo. Dopotutto questo è l'amore, non è vero? Quindi il nostro partner affonda una mano nel suo cesto e estrae, a sua volta, un desiderio. Questo gioco può andare avanti per un bel pò di tempo. Più ci diventa familiare e comodo rovistare nel nostro cesto e più diventiamo intimi con l'altra persona, più crescono le nostre aspettative. Del resto, abbiamo aspettato tutta la vita per vedere soddisfatti questi bisogni. Finalmente cominciamo a tirare fuori quelli veramente grandi come: "voglio davvero che tu sia sempre presente per me", oppure: "voglio che tu mi dia lo spazio di cui ho bisogno, ma non voglio che mi lasci o che tu veda qualcun altro".
Sfortunatamente, tutta questa comunicazione è inconscia e indiretta. Lentamente le nostre sensazioni di delusione e di tradimento crescono. Potremmo anche non sapere di avere aspettative, ma possiamo avvertire una crescente sensazione di frustrazione, dolore e disappunto. Ognuno di noi reagisce a questo disappunto in maniera differente. Possiamo troncare la relazione e andarcene, accusare l'altro, diventare offensivi o malvagi. Con il tempo, carichiamo il nostro partner di tutti quei bisogni che mamma e papà non hanno mai soddisfatto. Allora cominciano i guai, perchè intimamente ci aspettiamo che l'amore comporti che questi bisogni siano soddisfatti e che l'altra persona ci protegga dalle nostre paure e dal dolore. Questo è l'amore, pensiamo. Due bambini incoscienti, entrambi con le proprie paure, bisogni insoddisfatti, esigenze e aspettative, interagendo fra loro creano un assoluto disastro. Questi due bambini feriti e bisognosi si fronteggiano, incapaci di comprendere e soddisfare i bisogni dell'altro.
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Quando i nostri bisogni e necessità sono in conflitto con quelli di un altro, entriamo in uno stato primitivo di paura di non ottenere ciò di cui abbiamo bisogno.
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Nutriamo aspettative, incolpiamo, ci lamentiamo ed esigiamo, manipoliamo, ci infuriamo, teniamo il broncio, piagnucoliamo e architettiamo vendette. Partiamo all'attacco con violenza fisica, verbale o sessuale. Possiamo abbandonare con indignazione moralista o lanciarci in critiche e giudizi, sentendoci anche pienamente giustificati. Non riusciamo ad accorgerci che il nostro comportamento è alimentato dal risentimento, che proviene da ferite passate e dal panico di non ottenere ciò di cui abbiamo bisogno.
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"Il mondo è un posto in cui otteniamo ciò di cui abbiamo bisogno esigendo, manipolando e controllando. Calcoliamo accuratamente ciò che ci farà ottenere ciò che vogliamo dall'altro. Possiamo ricoprire il ruolo del salvatore, controllando e manipolando la gente, rendendola dipendente da noi e debitrice nei nostri confronti. Possiamo fare la vittima, controllando gli altri con i sensi di colpa, oppure possiamo essere dei tiranni, semplicemente sopraffacendoli, e controllandoli con la paura."
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"Guardiamo e reagiamo al mondo esterno esclusivamente come se guardassimo attraverso gli occhi di un bambino segnato dalle privazioni e in preda al panico, che deve soddisfare i suoi bisogni in modo immediato."
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Per molti di noi, a causa di trami infantili di un genere o dell'altro, la nostra naturale vitalità, spontaneità, fiducia , innocenza e gioia è stata coperta da una coltre di sfiducia, insicurezza e paura.
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La ferita da abbandono è lo spettro che sta dietro alle nostre delusioni. Ma quando non ne siamo consapevoli, possiamo facilmente perderci nel disagio e nel senso di colpa, credendo a tutto ciò che la nostra testa ci dice.
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[...] Sotto le esperienze psicologiche dell'abbandono e della privazione - la rievocazione del nostro dolore infantile - si trova l'esperienza del vuoto. Un'esperienza che viene richiamata anche quando ci troviamo di fronte a una perdita. È uno spazio di vuoto interiore in cui proviamo una profonda perdita di significato della nostra vita. Sembra che quest'esperienza sia li ad aspettarci non appena andiamo in profondità dentro noi stessi, perché ci aggrappiamo a troppe cose irrilevanti e illusorie per dare un senso alla nostra vita. [...]
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[...] Quando finalmente siamo così innamorati di qualcuno che non prendiamo neanche in considerazione l'opzione di lasciarlo/lasciarla, non abbiamo altra scelta che quella di sentire la ferita. Forse questa è una delle qualità più bella in una relazione profonda [...]
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[...] C'è una profonda lezione nascosta nelle esperienze di privazione. L'intimità implica continui incontri con la privazione. Nella sfida di una relazione di lunga durata volta all'impegno e all'approfondimento con chiunque, amico o amante, veniamo messi continuamente di fronte alla frustrazione di non ottenere ciò che vogliamo. Significa forse che l'altra persona non è "quella giusta" o che "ha bisogno di cambiare"? Può darsi ma, indipendentemente da chi sia la persona con cui stabiliamo una relazione profonda, prima o poi comunque ci sentiremo frustati e delusi. Quando siamo nel bel mezzo della sensazione di essere stati deprivati, convinto che non stiamo ottenendo quello di cui abbiamo "bisogno" abbiamo solo due possibilità. Possiamo scegliere di chiudere la relazione, cosa che siamo sempre liberi di fare. Oppure, possiamo scegliere di guardarci dentro e sentire la ferita da privazione/abbandono che è stata appena aperta. Non è un'alternativa , invece, tentare di cambiare l'altra persona - questo fa in modo che l'altra persona si allontani sempre più e, cosa più importante, è una strategia per non sentire il proprio dolore e la propria frustrazione. [...]
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[...] La privazione è una forma di abbandono, ma in dosi ridotte. È una forma cronica del non ottenere ciò che vogliamo o che ci aspettiamo. Quando qualcuno non ci ascolta quando parliamo, o quando non ci viene concesso tempo, attenzione, sostegno o contatto, allora si tratta di privazione.[...]
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[...] È l'entrata in un vuoto che tutti, prima o poi, dobbiamo affrontare. Affrontarlo può aprire uno spazio profondo di fiducia e dare inizio alla resa [...]
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[...] La paura si manifesta nel corpo e può provocare malattie fisiche. Influenza i nostri sogni. Può provocare tanti di quegli sconvolgimenti nella vita di tutti i giorni, da farci temere di non essere in grado di farcela. Quanto più siamo inconsapevoli dell'esperienza dell'abbandono, tanto più questa si manifesta con reazioni del corpo.[...]
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... "Quando.. una persona che amiamo ci lascia o minaccia di farlo, oppure sospettiamo che lei/lui sia attratta/o da qualcun altro, veniamo a tu per tu con ricordi inconsci dell'abbandono che abbiamo sepolto." ...
.... "non è soltanto l'amato che può andarsene o se ne è realmente andato, è piuttosto come se la madre o il padre se ne fossero andati o fossero emotivamente non disponibili. Non è razionale. Ed è terrificante". ....
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L'abbandono provoca ... al nostro spazio interiore.... la paura tremenda che nessuno si prenda cura di -noi-.
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La vita ci porta a imbatterci nelle nostre ferite di abbandono e di vuoto continuo, che ci piaccia o meno....
.. Può capitare quando un partner ci lascia o quando una persona cara muore, ma può anche accadere quando una qualunque cosa che dava un senso alla nostra vita ora non lo fa più. Ci imbattiamo nella nostra ferita di abbandono anche quando non otteniamo quello che vogliamo, quello che ci aspettiamo o ciò di cui pensiamo di aver bisogno da parte di qualcuno....
Ogniqualvolta abbiamo queste esperienze, entriamo in un vuoto. È uno spazio interiore che è sempre stato lì, sebbene solitamente coperto da compensazioni e negazione.
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.. quando siamo in preda alla vergogna e allo shock non riusciamo a comunicare o a esprimerci chiaramente.
Quando questo accade, ci perdiamo nell'altra persona, non sappiamo più chi siamo, cosa vogliamo, o come ci sentiamo.
Abbiamo la sensazione che senza l'altro saremo perduti.
Crediamo che ci manchino le risorse per trovare noi stessi.
Le nostre relazioni diventano un pasticcio emozionale, con una graduale perdita di confini e di identità, e allora cerchiamo di compensare interrompendo la comunicazione, esigendo più spazio o richiedendo più energia dall'altro.
Scarichiamo la colpa dei problemi sulla relazione o sull'altra persona.
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"La maggior parte del nostro comportamento è orientato a evitare le critiche o a reagire a esse"
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"C'è stato passato un copione basato sui valori dei nostri genitori e sulla cultura nella quale loro vivevano, che a loro deve essere sembrato perfetto per noi, ma questo raramente ha a che fare con quello che veramente siamo."
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"Da bambini siamo cosi sensibili e vulnerabili, così bisognosi di amore e di approvazione da parte di coloro che si occupano di noi che non ci vuole molto per scoraggiare il processo di apprendimento della fiducia in noi stessi"
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"Ognuno di noi ha il proprio passato di vergogna, e scoprire quali motivi ci hanno fatto vergognare genera un'immensa compassione verso noi stessi"
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Quando abbiamo vergogna, possiamo oscillare fra il sentirci alla grande, se dalle persone o dalla vita raccogliamo riconoscimenti, approvazione, successo o consensi, e il sentirci tremendamente male, se ci scontriamo con il fallimento, il rifiuto, il non sentirsi rispettati o apprezzati.Il nostro senso del Sè dipende dalle circostanze esterne e siamo convinti che se riceveremo riconoscimento, amore, rispetto, approvazione, successo, ricchezza o il consenso al quale aneliamo, ci sentiremo molto meglio e la nostra vergogna scomparirà
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Nella vergogna, perdiamo il contatto con la capacità di percepire noi stessi in modo rilassato preciso, e quel senso di con centratura interiore viene rimpiazzato da un senso di vuoto.
Perdiamo il contatto con la nostra energia vitale, smettiamo di avere fiducia in noi stessi, perdiamo la capacità di percepire come siamo realmente e di esprimerci. Questa corrente sotterranea fatta di vergogna è sempre presente in noi.
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Se siamo gettati in uno stampo costituito da aspettative e proiezioni che ci provengono da altri e che non si armonizzano con la nostra essenza e le nostre doti naturali, se la nostra spontanea vitalità viene repressa dalla colpa e, ancor peggio, se non ci sentiamo desiderati, se ci sentiamo bistrattati, compriamo il nostro nucleo essenziale di amor proprio, entusiasmo, o spontaneità e autenticità con una coltre fatta di insicurezze, paure, autosabotaggio e dubbi su noi stessi.
Con il passare degli anni, ci distacchiamo sempre più da noi stessi e sprofondiamo ogni giorno di più nel tentativo di diventare qualcuno che non siamo.
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I genitori fanno vergognare propri figli basando valori e approvazione sui successi ottenuti e sull'immaginazione, mettendoli sotto pressione e richiedendo loro enormi sforzi.
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C'è sempre il timore che riconoscendo le nostre paure queste possono sopraffarci e dirigere la nostra vita. Ma immergendoci in esse, in realtà, accresciamo il nostro potere e costruiamo un maggiore rispetto per noi stessi
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Per molti aspetti, tanti modi di vivere nel mondo occidentale sono una massiccia compensazione per evitare di sentire la paura. Evitiamo di confrontarci con la morte circondandoci di così tanta sicurezza e di così tanto lusso per non sentire quanto siamo vulnerabili di fronte all'inaspettato
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Spesso possiamo venire distratti cercando le molteplici cause alla base delle nostre difficoltà nella vita, ma quando cominciamo ad esplorare la nostra paura, possiamo arrivare direttamente alla loro fonte
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Accettare, invece di combattere, la paura e il dolore, il disagio, la delusione persino la tragedia apre una porta alla nostra natura essenziale
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Vergogna, paura e shock non sono una maledizione, sono solo riti di passaggio
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Abbiamo paura di aprirci perché non vogliamo provare né dolore né paura
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Arriviamo all'incontro con la convinzione di essere aperti disponibili, mentre in realtà siamo completamente avvolti nel nostro strato protettivo e aspettiamo che l'altro sia apra per primo, perchè questo ci fa sentire al sicuro. E poi ci indigniamo quando la relazione non è quella che ci aspettavamo
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Limitiamo la nostra vita per tenere sotto controllo la paura, a tal punto che la nostra energia vitale e gioia di vivere ne pagano le conseguenze
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Possiamo nasconderci dietro qualsiasi cosa serva a rafforzare il nostro egoKRISHNANANDA, AMANA - A tu per tu con la paura
Arriviamo questo mondo in uno stato di pura innocenza e fiducia, naturalmente predisposti all'amore e pieni di vitalità. Non abbiamo alcuna protezione perché non abbiamo ancora sentito il bisogno di crearcene una - siamo nudi e assolutamente vulnerabili. Non possediamo un'identità, nè un nome, nè tantomeno un indirizzo, siamo soltanto noi stessi. Ma perdiamo questa innocenza e fiducia originaria per colpa di traumi di vario genere ...
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La paura e il dolore sono dei grandi maestri se siamo in grado di imparare ad averci a che fare.
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Ci sforziamo al massimo, giudichiamo e critichiamo noi stessi e gli altri, facciamo confronti continuamente, tentiamo di migliorare la nostra immagine, e finiamo con il perdere noi stessi nella ricerca di approvazione, di rispetto e di riconoscimento.
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Quando la paura non è riconosciuta e non è affrontata porta gli amanti a litigare, a diventare co-dipendenti e alla fine a separarsi.Invalida la nostra capacità di entrare in intimità, perché non ci concentriamo più su noi stessi, ma sull'altro, o su ciò che l'altra persona fa o non fa, oppure su tutti vari modi in cui non ci sta dando quello che vogliamo.
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La paura influenza e spesso domina tutti gli aspetti della nostra vita - il modo in cui parliamo, lavoriamo, mangiamo, ci poniamo in relazione, creiamo e non facciamo niente di tutto ciò proprio a causa della paura stessa. Influisce sul modo in cui respiriamo. E' un fattore onnipresente che tentiamo di ignorare, sopraffare e allontanare.
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Sono le paure che ci impediscono di riconoscere le nostre doti essenziali e di aprirci a ciò che la vita ha da offrire
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Quando è negata (la paura) e non riconosciuta, viene cacciata negli scantinati della coscienza, da dove esercita un'influenza potente e spesso invalidante sulle nostre vite
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La paura è un tema centrale, forse il tema centrale con il quale abbiamo a che fare nella vita
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Mi sono messa in competizione con dei colleghi e ho persino desiderato che perdessero
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..possiamo scegliere di vivere nella giungla o nel giardino.
Nella giungla, siamo sopraffatti e viviamo assecondando valori di lotta, competizione, successo o fallimento, immagine e rendimento, troviamo persone che vivono secondo una gerarchia basata sul successo, sul fascino e sul potere e la sensazione predominante è quella di scarsità e paura...
.. Nel giardino, il mondo è un posto dove c'è spazio e modo di esprimersi per chiunque. Nel giardino accettiamo qualsiasi spazio nel quale ci troviamo. E' un mondo nel quale i valori più alti sono l'accettazione di ciò che siamo, e il supportarci l'un l'altro per imparare ad amare noi stessi, la scoperta e l'accrescimento dei nostri valori e doti personali senza alcuna competizione.
...Molti di noi, forse la maggior parte, sono stati allevati in un'atmosfera da giungla - in un'atmosfera di pressione, tensione e confronto, dove sono stati giudicati e valutati in base al rendimento e all'apparenza piuttosto che all'essere .... Quando veniamo allevati in un contesto di questo tipo finiamo con il portarci appresso, nella testa e nel corpo, un pesante carico di paura e vergogna. Il senso del Sè viene danneggiato e perdiamo il vostro innato senso di fiducia e apertura mentale...
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Maggiore è la capacità di accettare le nostre paure e di lavorarci sino in fondo è meglio siamo in grado di vivere le nostre vite nel modo più gratificante e completo possibile
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Esiste un'idea generale piuttosto diffusa riguardo alla paura, che la vede come un qualcosa di negativo, da evitare o superare
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